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TimeCoin – La criptobanca del tempo garantita da migliaia di computer indipendenti

Le banche del tempo sono strumenti molto utili dalle grandissime potenzialità ma che a causa di vari problemi strutturali vengono usate poco o nulla, e in ambiti e comunità molto ristretti.

In questa fase (ormai perenne) di crisi economica e limitata liquidità di denaro, le banche del tempo potrebbero aiutare l’economia (non solo locale) nei ceti più deboli, permettendo di far utilizzare le tante risorse e competenze che a causa della limitatissima disponibilità di denaro, rimangono invece inespresse e vanno sprecate.

Si pensi alla quantità di competenze disponibili a livello professionale, che spesso sono oggetto di sfruttamento con compensi irrisori o in cambio di “visibilità”. La forza lavoro disponibile è grandissima (si vedano i livelli di disoccupazione), anche la richiesta da parte del mercato di base sarebbe grandissima, ma a causa della mancanza di denaro circolante la richiesta non può incontrare l’offerta. Tranne in rari casi fortunati in cui, tra due persone, si riescono a creare accordi di baratto di lavoro: io ti aiuto con il pc se tu mi aggiusti il lavandino. Ma occorre che le due persone si incontrino fortunosamente e abbiano reciproca fiducia.

Quello della fiducia è un elemento anche alla base delle banche del tempo tradizionali, ma che potrebbe essere bypassato. Chi in genere decide di aderire ad una banca del tempo deve avere fiducia nell’organizzazione che la gestisce. Rischia infatti in ogni momento di veder vanificato il proprio “credito” di tempo, guadagnato fornendo la propria opera a sconosciuti. È per tale motivo che le banche del tempo sono limitate in genere ad ambiti e comunità molto ristretti.

L’altro limite attuale è nella mancanza di pubblicità e di incentivi a partecipare. Basterebbe però creare un programma di referral e di reward per chi porta nuovi associati e usa attivamente il servizio, e offrire un buon sito/app per pubblicare annunci di servizi offerti e richiesti, facile da usare, per richiederli e successivamente “pagarli” (in “credito ore”) una volta resi, cliccando un semplice pulsante.

Rimane però il problema della fiducia. Che potrebbe facilmente essere risolto con le nuove tecnologie delle criptovalute. Chiunque infatti oggi può creare una valuta virtuale con poco sforzo e poca spesa. La grandissima potenzialità di una criptovaluta è proprio, paradossalmente, che non esiste un garante centrale (come per le valute normali, o come per le tradizionali banche del tempo). A garantire l’assoluta incorruttibilità e imparzialità è lo stesso “smart contract” che la gestisce. Gli smart contract sono programmini che girano in contemporanea su decine di migliaia di computer sparsi per il pianeta, e che controllano tutti contemporaneamente che le transazioni eseguite siano corrette. Perciò decine di migliaia di copie indipendenti del programma, impediranno ad esempio a Giacomo di dare 100 “monete” a Maria se lui ne possiede solo 50. È perciò praticamente impossibile barare, visto che il codice del programmino è di pubblico dominio così come tutto lo storico delle transazioni. Se il programmino è scritto bene, mi posso fidare che è impossibile rimanere fregati.

Il progetto “TimeCoin” vuole perciò creare una criptovaluta che invece di rappresentare denaro, rappresenta il tempo di lavoro delle persone. Pertanto se io aiuto Maria a sistemare il pc, lei mi darà 90 “criptominuti” del suo credito, che potrò poi dare a Giuseppe che mi aggiusta la cucina. Il tutto viene gestito tramite la blockchain (probabilmente converrà usare Ethereum Classic che costa poco ed ha comunque altissimi livelli di affidabilità), nonché il sito e la app, e solo gli associati potranno usarlo.

Il sistema dovrà ovviamente prevedere la possibilità di andare temporaneamente a debito di “tempo”, in modo da poter ottenere un servizio oggi, con la possibilità di tornare in pari fornendo domani un proprio servizio a qualcun altro. Questo evita anche la necessità di distribuire dei crediti iniziali (altrimenti indispensabili per creare una iniziale liquidità del mercato). Si possono ovviamente creare vari livelli di tassi di interesse per chi va a debito, magari con una franchigia a tasso zero (ad es. sulle prime 2 ore di debito non vengono calcolati interessi, purché rimborsate entro tre mesi).

Si possono anche includere dei sistemi per disincentivare comportamenti scorretti, ad es. contro chi accumula credito senza poi usarlo, o chi invece mette in piedi attività speculative e/o usa il progetto per scopi commerciali. Si può ad es. creare una “tassa” a scalini (o forse, più equamente, quadratica), in proporzione alla quantità di credito ricevuto nei mesi precedenti, con una franchigia in uno scaglione minimale (zero tassa) così da favorire chi usa il servizio in modo corretto e per la finalità di aiutare la microeconomia.

Va poi ovviamente incluso il servizio di annunci gratuiti, in cui ogni associato può offrire le proprie competenze, o può richiedere le competenze che gli occorrono, ed indicare le zone geografiche di interesse. Per favorire le persone capaci si può creare un sistema di badge, di voti e di raccomandazioni/recensioni (anche nel verso opposto, per recensire gli “acquirenti”, come su ebay, in modo da far evitare i clienti fastidiosi o truffaldini, a chi offre il proprio lavoro). Occorrerà approvare manualmente gli annunci (perlomeno i primi per ciascun utente) perciò ci saranno delle persone che verranno pagate (in criptominuti) per farlo, con i proventi degli interessi e delle “tasse”.

In aggiunta a ciò, si può anche permettere agli associati di segnalare le persone di cui si fidano (magari perché sono amici da anni) ed il livello di fiducia (“più di mia madre”, “tanto”, “un po’”, “non molto”, “da evitare come la peste”), così da creare un “web of trust”, cioè una rete “transitiva” di fiducia, con algoritmi che calcolano, di persone sconosciute, quanto potrei fidarmi in base alla distribuzione della fiducia della rete di persone che ci unisce.

Il credito disponibile a ciascuno dovrebbe poi essere garantito dalla propria rete di conoscenze. Ogni associato può decidere di garantire, per qualsiasi altro associato, fino ad un tot di “minuti” di debito (ammesso che li abbia disponibili lui stesso). Il “plafond” di minuti di debito disponibili, per ciascuno, dipenderanno perciò da quanti minuti ci sono stati garantiti dai propri conoscenti. Questo significa che se un associato non riesce a far fronte ai propri debiti, gli altri associati che hanno garantito per lui saranno tenuti, dopo vari mesi e ripetuti avvisi, a rimborsarli dal proprio conto al posto del debitore fraudolento. La cosa ovviamente si potrà fare per step (ad es. all’inizio avvisare il debitore che se non rimborsa entro tot tempo verranno contattati i propri garanti; poi scaduto il tempo, congelare sui conti dei garanti un tot di crediti e avvisarli del motivo, etc.), ed il fine non è quello bancario di avere comunque un garante da aggredire, quanto quello di disincentivare in modo “sociale” (cioè evitare di fare figuracce con i propri conoscenti) i comportamenti scorretti. Non sarà ovviamente possibile ritirare la garanzia ad un associato che è in debito, e non ci si potrà disiscrivere dalla associazione finché si ha una situazione di passività.

Onde evitare che si creino “circoli” fittizi di garanzie reciproche, un algoritmo potrebbe calcolare il “plafond” effettivamente concedibile in base alla distribuzione della rete delle garanzie.

Il tutto dovrà perciò essere progettato in modo da incentivare i comportamenti virtuosi e l’uso corretto del sistema (magari anche con dei premi in “minuti” omaggio agli utenti virtuosi – gli stessi minuti che verranno prelevati dalle persone meno corrette), in modo che risulti in partenza non conveniente usare in modo scorretto il sistema, senza necessità di provvedimenti punitivi (difficilmente attuabili).

Per far diffondere l’uso del sistema si possono prevedere dei programmi di referral, per cui vengono accreditati tot minuti gratuiti per ogni nuovo iscritto che si è presentato. Ed ai primi N iscritti si possono offrire vantaggi aggiuntivi (magari a scaglioni: i primi mille iscritti tanti vantaggi, i successivi cinquemila un po’ meno, fino ad arrivare alla versione base) così da far diffondere velocemente il progetto.

Il tutto si può organizzare con una associazione, con una quota annuale molto bassa (ad es. 10 euro) che dovrà solo coprire le spese vive di mantenimento del sistema. Le varie transazioni saranno praticamente gratuite, occorrerà solo rimborsare i pochi centesimi di euro necessari a registrarle sulla blokchain (Ethereum Classic è preferibile perché è molto più economica di Ethereum). All’iscrizione e ad ogni rinnovo della quota verrà caricato nel profilo dell’utente del credito incluso (ad es. 100 transazioni), che dovrebbe essere sufficiente a coprire l’intero anno. Qualora finisse, l’utente può comunque procedere a caricare del nuovo credito pagandolo online.

Onde evitare problemi di vario tipo, converrà però che le operazioni “tecniche” vengano gestite fuori dall’associazione. Pertanto la criptovaluta potrebbe venire creata dalla Free Hardware Foundation, che offre tutte le competenze e garanzie necessarie di imparzialità e professionalità. Come detto, la fiducia nella imparzialità del sistema sarà garantita dalla blockchain stessa e sarà pertanto indipendente dalla FHF stessa, o da chiunque altro.

In aggiunta agli annunci di competenze, se la cosa è legalmente fattibile, si potrebbe pensare di creare una sorta di mercatino dell’usato. Tuttavia è importante che il TimeCoin non possa essere ricondotto ad un valore monetario. Non perché sarebbe illegale, ma perché poi la finanza pretenderebbe le ricevute (e le tasse, e i contributi vari) su tutte le varie prestazioni effettuate. Per tale motivo, oltre che perché è contrario agli scopi del progetto, dovrà essere rigorosamente escluso alcun tipo di commercio e di conversione in valute (correnti o virtuali).

La speranza (e lo scopo) è di raccogliere trasversalmente le competenze più disparate, dallo sviluppo software alla badante, dai massaggi alla grafica pubblicitaria, dall’architetto all’idraulico, dal dentista alle pulizie di casa, così da aiutare e favorire l’economia “di scambio” e l’uso delle tante competenze e potenzialità inespresse, in modo da migliorare la qualità di vita di tutti, ma con un sistema decentralizzato che non ha bisogno di una specifica fiducia nell’organizzatore, e che può perciò espandersi ad includere una vasta fetta della popolazione italiana (e perché no, mondiale).